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sabato 4 aprile 2015

Orgoglio e salvaguardia della propria dignità, quando si deve capire che è bene metterli da parte

Nella vita, nei rapporti umani,nel lavoro, negli affetti, nella professione, nessuno è infallibile. Gli errori possono capitare e possono, direttamente o indirettamente, provocare conseguenze più o meno gravi. Il problema non è questo: la gravità dell’errore commesso in assoluto non esiste. Nel senso che, una volta commesso l’errore, riparare non sempre è possibile, ma che fare? Allora meglio andare avanti, sapendo che inogni caso ci possono essere ripercussioni su sé stessi: ma nessuno rimane ucciso dall’arma della gogna a vita, anche per l’errore più pesante che sipossa commettere. Bene saperlo.

Il problema è questo, ma è il timore di una ripercussione che scatena in ogni essere umano la salvaguardia della propria dignità a tutti i costi, fa parte, tutto sommato, dello spirito di sopravvivenza che negli uomini è influenzato dal raziocinio che gli altri animali non evidenziano. Errare è umano ma è deleterio non ammetterlo, anche decidendo a malincuore di scendere male a patti con il proprio orgoglio, soprattutto davanti a prove evidenti che testimoniano i propri errori. Ancora più deleterio,ma sfociante poi nel peggiore degli errori che un essere umano può fare, è scaricare le proprie colpe sugli altri, aggiungendo particolari presunti o bugie vere e proprie che tentano di distogliere l’attenzione e spostare le proprie responsabilità su chi in quel momento non ne ha. Un sistema che non funziona più, né nel breve né nel lungo periodo, specie quando non si hanno sufficienti elementi per far reggere il proprio gioco: alla fine le carte vengono scoperte. Allora, in quell'istante, non solo è distruttivo per gli altri, ma lo è anche e soprattutto per sé stessi. Il tentativo di salvare il proprio orgoglio e uscirne puliti non fa altro che pesare su di sé e sulla propria coscienza, e danneggia anche la propria serietà personale e professionale perché viene macchiata da un pizzico di cattiveria e malignità che si percuote su tutta la propria immagine, perché poi diventa sempre più difficile da eliminare.

Quando uscirne indenni da un errore non si può, in assoluto, è più responsabile poter dire finalmente “ho sbagliato” e “scusami”, e dirlo il prima possibile, anche a chi, involontariamente, viene impegolato nell’errore, per volontà diretta o per via indiretta. Altri gesti possono solo peggiorare una situazione, generale… e personale.

04/04/2015

DAVIDE GUIDA

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