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sabato 7 febbraio 2015

Ricordi di allora.... e di oggi


Ieri mattina dopo quindici anni ho rivisto per qualche attimo un ambiente di lavoro che comunque è stato un mio ricordo, più felice in certi attimi, meno felice in altri. Un ambiente di studio, di ricerca. Ho rivisto la struttura, ho rivisto vecchi amici, ma mi sono reso conto come in quell'ambiente non è cambiato quasi nulla. Fa tenerezza anche vedere un vecchio monitor da 15" e un paio di altoparlanti per computer a forma di uovo con il marchio "Kaps" che procurai io stesso, durante la mia permanenza lì. Ma quello che è triste, forse, è che non è mutata neanche la mentalità. Ancora oggi è rimasta l'idea che io "me ne sia voluto andare" da lì, dopo un anno di esperienza contrattuale come tecnico sistemista di rete, pur avendo fatto capire che a casa il pane io lo posso portare solo con uno stipendio, e non con la ricerca fine a sé stessa. Ancora oggi sento che chiunque era a contratto allora è stato sistemato dopo poco tempo, ma io vedo ancora lì gli stessi nomi di allora, persone già inquadrate all'epoca che non hanno fatto altro che carriera. E' decisamente strano, allora, sentirsi dire che si poteva essere facilmente inquadrati, quando nello stesso tempo ti si dice che i personaggi che come me erano precari, consulenti esterni, hanno poi deciso di farsi tutti - nessuno escluso - la loro vita all'esterno... o all'estero! Ma comunque, che dire, è sempre stata loro mentalità, e come tale la devo accettare, non posso certo aspettarmi che cambino, tanto, come si dice, la mia vita oramai è altrove.

Tutto sommato però, ieri mattina non ho vissuto quei ricordi con dispiacere, anzi con un po' di nostalgia. Perché in quell'ambiente in fondo c'era stata e c'è tuttora molta collaborazione, e si mantiene sempre il rispetto fra quelli che sono i componenti di uno staff di lavoro. Anche quando, nel 1999, ne facevo parte, ognuno aveva il proprio ruolo e rispettava quello altrui. Ero il tecnico sistemista, per intenderci, colui che gestiva i computer, salvava i dati sulle cassette, realizzava programmi per la elaborazione numerica delle informazioni ricavate dagli altri con le loro strumentazioni. Mai nessuno ha pensato di spiegarmi come dovevo fare queste operazioni, mai io ho detto loro come svolgere il proprio lavoro su un impianto meccanografico o in un laboratorio di prodotti chimici. Mai nessuno si è dovuto lamentare con i "superiori" per il comportamento scorretto di un altro. Tutto funzionava bene, il rispetto c'era, sul lavoro come fuori, anche quando fu organizzato un grande convegno: "la squadra" portò a termine senza incidenti di alcun tipo una riunione scientifica di rilievo internazionale. Le uniche discussioni che avvenivano nel poco tempo libero (tipicamente l'ora di pranzo) riguardavano la politica di allora, ma nemmeno poi tanto, rimanevano fossilizzate in quei pochi minuti di un panino e di una bottiglia d'acqua.

Oggi invece, forse per la crisi, ma forse più per la diversità dell'ambiente che frequento, il rispetto manca, c'è prevaricazione, bugia, voglia di mostrarsi superiore verso l'unico giudice del proprio operato, il cliente, utilizzando mezzi non propriamente leciti né moralmente né tecnicamente. Facebook ha consentito che questo si evidenziasse più facilmente, ma evidentemente il periodo storico e una certa mentalità umana lo favorisce. Non si cerca di creare una squadra per produrre un lavoro comune, ma solo per poi costruire una specie di "casa del grande fratello" in cui debba uscire un solo vincitore. La tristezza però che, in questi casi, il vincitore non sarà necessariamente il migliore, umanamente e professionalmente.

07/02/2014

DAVIDE GUIDA

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