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sabato 3 gennaio 2015

Esperienza sempre, emozioni tante, dove c'è "profit" e dove può anche non esserci.

Spesso si fa ciò che non si è mai pensato di fare, per amore di esperienza o forse solo perché si vuole dimostrare al mondo di fare qualcosa. Da autodidatta, o tramite una scuola, si impara ciò che si ha intenzione di fare, se si decide di imparare un sapere dell'uomo da soli, ci vogliono anni e anni di impegno personale, ma anche il contatto con le esigenze esterne.

Giusto per fare un esempio, per anni ho sviluppato, dietro le mura di casa mia, una serie di procedure di programmazione che sarebbero risultate utili nello sviluppo di una applicazione per computer. Utilissime, ma non uniche si intende, per accelerare i tempi al momento del bisogno (una commissione da parte di un cliente). Questo vale nelle riprese video, nella regia, nella fotografia, nella creazione di un articolo di giornale o nella stesura di un libro, ma anche nell'espletamento di una emozione come può essere la creazione di un'opera d'arte. Bisogna saperlo fare, non ci si può improvvisare. Poi è ovvio, nessuno nasce imparato.

Il problema di molti è che credono di saperlo fare e di proporsi a un mondo esterno, prima ancora di saperne i rudimenti. Ecco perché poi trovi un cameraman che può non sapere cosa sia il bilanciamento del bianco e un fotografo cosa sia un diaframma. O un programmatore di siti Internet che non sappia cosa è HTML. O uno sceneggiatore che non sa cosa sia la sinossi. O un giornalista che non ha nemmeno le basi di un corretto e fluente italiano scritto, ma scrive scolpendo nella storia l'apoteosi della sgrammaticatura fatta verbo. E così nell'arte, anche se non è tecnologia, quando qualcuno scrive, disegna, scolpisce, compone musica, interpreta una parte in un film o in una commedia, senza che ci sia la spinta del cuore e nozioni di base per poter produrre emozioni.

Dunque, procediamo con un po' di coscienza nel nostro fare, ma anche con un background di conoscenze anche teoriche, e di esperienze accumulate nei tempi che possono consegnarci il termine "professionalità" pur senza che esista un titolo di studio o l'iscrizione a un albo. E per finire, la questione del "dio denaro". C'è da puntualizzarlo, l'emozione non ha prezzo, ma la professionalità, a quel punto e al momento debito, deve averlo. In proporzione.

03/01/2015

DAVIDE GUIDA
DGPhotoArt - Tel. 3349383903

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